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Al largo delle coste di Oristano si erge un lembo di terra a cui gli antichi
avevano dato un nome poco rassicurante "Malu Entu".
Rocce uniche, lavorate dal vento e dalla forza delle onde, sono immerse in un
mare cristallino e trasparente a formare un oasi ambientale di rara bellezza,
con nuraghi ed antiche testimonianze.
Lo strano nome di quest'Isola, sembra sia dovuto ad una superficiale traduzione
dei cartografi piemontesi del nome "Malu Entu" (vento cattivo) in Mal di Ventre.
L'Isola è situata in prossimità della costa occidentale della Sardegna, a circa
4 miglia e mezzo dal promontorio di Capo Mannu, in provincia di Oristano. La sua
estensione supera di poco il chilometro quadrato. Il punto più alto, dove si
trova il faro, è di circa 18 metri. L'Isola è costituita prevalentemente da
granito e suolo steppico.
Le testimonianze delle antiche civiltà presenti nell'Isola sono molteplici. Le
tracce più antiche ci conducono ai primi insediamenti di tipo neolitico. Ne sono
la prova alcuni resti di costruzioni ed alcuni frammenti di ossidiana lavorata.
Un'ulteriore testimonianza è data anche dal rinvenimento di pietre verdi dette
anche "ofioriti", in alcune spiagge dell'Isola e nei villaggi preistorici di
Oristano.
Più evidenti invece le testimonianze di epoca nuragica. I resti di due nuraghi,
uniti tra loro da un corridoio di grandi massi granitici, si possono facilmente
osservare nella parte orientale dell'Isola su un piccolo promontorio che si
affaccia nell'incantevole insenatura della Cala dei Pastori.
Si sono rivelati molto interessanti i frammenti di ceramica perché indicano una
attività lavorativa in epoca nuragica.. Questi ultimi, dopo un attento esame
effettuato sui componenti delle argille, risultano composti da materiali
rinvenibili solo nell'Isola.
Testimonianze di civiltà punico-romana ci vengono dal generale Alberto Lamarmora
che rimase molto colpito da quest'Isola meravigliosa e scrisse nei suoi
"Itinerari": <<Al tempo dei romani l'Isola era abitata, perché vi si trovano
rottami di antichi edifici ed una fontana con residui di un fabbrico >>.
La fontana, fino a poco tempo fa, veniva utilizzata dai pastori che all'inizio
dell'anno trasportavano le loro pecore sull'Isola con le barche dei pescatori
per rimanerci fino a Pasqua. È probabile che questo insediamento avesse come
fine quello monastico.
Numerose testimonianze arrivano anche dai diversi relitti che giacciono nei
fondali dell'Isola. L'ultimo importante ritrovamento riguarda una nave da
trasporto romana naufragata nel 50-60 a.C., lunga poco più di 36 metri. La nave
trasportava un carico di lingotti di piombo imbarcati nel porto iberico di Nuova
Cartago e diretti probabilmente a Roma.
L'isola presenta due zone morfologicamente opposte, ma entrambe affascinanti. La
prima, esposta a nord-ovest e quindi alle mareggiate con venti di maestrale e
ponente, si presenta con un paesaggio aspro e selvaggio, fatto di scogliere
granitiche scolpite dal vento e dalla forza del mare. La seconda invece, esposta
a sud-est, offre al visitatore le sue incantevoli insenature incorniciate da
spiagge formate in prevalenza da minuscole sfere di candido quarzo.
Grazie ai fondali in prevalenza granitici, l'acqua intorno all'Isola ha un
colore ed una trasparenza unica. La vegetazione dell'Isola è quella tipica della
macchia mediterranea, molto rada e bassa a causa del forte vento. Nel periodo
estivo, gran parte dell'Isola è ricoperta di aglio selvatico e soffici prati di
Phleum Pratense (code di topo), ed in prossimità delle spiagge di profumati
gigli di sabbia.
La fauna dell'Isola è molto varia. I padroni dell'Isola sono sicuramente i
gabbiani comuni che a centinaia, soprattutto in primavera si radunano per
deporvi le uova. Più rari i gabbiani corsi che con i cormorani, le berte, i
cavalieri d'Italia, gli aironi cenerini e le procellarie, completano la ricca
avifauna dell'Isola. Con un po' di fortuna, si possono incontrare conigli e
tartarughe, mentre con molta sfortuna si può anche incontrare la "Malmignatta",
un pericoloso ragno chiamato anche "vedova nera".
L’attrazione più affascinante di quest'Isola resta comunque il suo mare,
trasparente come pochi e con un fondale ricco di colori e di vita. L'isola di
Mal di Ventre è stata inserita nell'istituendo parco del "Sinis-Montiferru" in
base ad una legge regionale varata nel 1989.
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