lettera a Livia
di luisa menna


 

Cara Domitilla,
Sono Livia, la tua devota amica di dieci anni che vive purtroppo nella Roma imperiale di Cesare Augusto.
Dico, purtroppo, perché questa città è diventata davvero caotica: non si può più camminare tranquilli perché bighe, popolani, mercanti non fanno altro che infastidire con il loro rumore assordante.
Meno male che abito con mio padre (senatore del foro), mia madre (famosa per la sua stirpe aristocratica) e mia sorella maggiore Cornelia in una lussuosa villa sul Gianicolo, ben lontana dal caos cittadino.
Ti scrivo un po’ assonnata perché questa mattina una lite tra servitori mi ha svegliata prima del solito.
La mia schiava personale dopo avermi unto e massaggiata la pelle del corpo con oli profumati mi ha portato su un vassoio una gustosa colazione a base di frutta, latte e miele.
Non avevo ancora finito l’ultimo grappolo d’uva che è sopraggiunto un servitore per avvisarmi che mia madre e mia sorella mi stavano aspettando nella sala grande.
Non so se tu vivi in una casa simile alla mia ma la nostra sala da pranzo è davvero enorme.
Nel centro si può ammirare un’ampia vasca piena d’acqua in cui sguazzano pesci multicolori, e attorno ad essa vegetano piante e fiori importati direttamente dall’Oriente.
Dimenticavo di dirti che ogni mattino, abitualmente noi donne eseguiamo lavori di tessitura nella sala grande.
Mentre mia madre e Cornelia sono pratiche nel tessere velocemente la tela io, sotto la guida di un’esperta schiava egiziana, mi diletto nel ricamo, in quanto io e il telaio siamo nemici.
A giorni alterni, un filosofo greco mi impartisce a casa lezioni di latino, greco e aritmetica.
Avrei voluto nascere maschio perché i ragazzi possono accedere alla scuola superiore, mentre noi fanciulle dobbiamo dilettarci solo nelle arti femminili.
Se fossi nata maschio avrei voluto diventare un comandante dei centurioni proprio come mio cugino Tito Livio.
Tutti i giorni sono impegnata con il ricamo fino all’ora di pranzo che costituisce un rituale per la nostra famiglia.
Mio padre, a tavola, ci racconta dei suoi affari al foro mentre mia madre lo informa su cosa sia successo tra le pareti domestiche chiedendogli consigli su come risolvere i problemi con la servitù.
Oggi pomeriggio, come ogni giorno, io e Cornelia andiamo a far visita a parenti e amici.
Questo pomeriggio in particolare andremo da Ludmilla, amica di mia sorella che si sposerà tra pochi giorni, e Cornelia vuole portarle come regalo di nozze, la fascia da lei ricamata che servirà per legare in vita la tunica da sposa.
Speriamo di non tardare perché questa sera, come spesso accade, ci sarà una grande festa a casa mia.
Mio padre ha invitato le personalità più in vista della città, mentre mia madre esibirà giocolieri, danzatrici e lottatori per festeggiare il ritorno di mio cugino dalla Gallia.
A casa mia, intanto fervono i preparativi.
In questo momento mia madre è fuori a contrattare con il carrettiere che, per le grandi occasioni, ci porta il pesce fresco da Ostia.
Cara Domitilla, devo interrompere la lettera perché mia madre mi sta urlando di raggiungerlo subito.
Spero di ricevere presto tue notizie dalla Grecia, e intanto ti saluto.

Tua Livia


 

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