Capitolo
quinto: dove
Berthon apprende una lezione di vita dalle oscure magie di Danusia Topazia
Uscito dalla stanza di Tica, Berthon si trovò davanti ad un immenso
disordine: pochi libri, grossi e neri, uno su una stufa, uno sopra un
tavolo, uno per terra... L'aria era pregna di un denso fumo e di un odore
nauseante, sul tavolo erano sparsi alambicchi e ampolle di tutti i generi,
colla verde, tubi di vetro con le pozioni più strane, il tutto coperto da un
sottile velo di ragnatele. Lungo le pareti correvano topi e serpenti e negli
angoli del soffitto sbattevano le ali dei pipistrelli.
- Che atmosfera lugubre- pensٍ Berthon. Il ragazzo si trovava infatti nel
regno dell'alchimista Danusia Topazia: brutta, magra, il naso lungo e con la
punta arricciata, gli occhi rossi e infuocati, i capelli un po’ bianchi e un
po’ neri che le cadevano in disordine sulle spalle, la bocca arrugginita, le
mandibole larghe, la lingua nera a punta; due soli denti le erano rimasti;
dalla punta rotta del cappello si intravedeva un serpentino.
Danusia non riusciva a muoversi agilmente a causa di una gobba pronunciata e
si aiutava con un bastone.
- Come ti chiami? – domandò rabbrividendo il bambino.
Con voce acuta e maligna, la donna rispose:
- Danusia Topazia, una strega che fa magie e incantesimi di tutti i tipi per
uccidere, trasformare, rimpicciolire, ingrandire e altro. Sto cercando da
anni la pietra filosofale che può tramutare tutti i metalli in oro; penso di
trovarla qui in questa stanza della Biblioteca.
E la strega riprese dunque a cercare la famosa pietra, rovesciando gli
scaffali; Berthon, rendendosi conto che era meglio mettersi al riparo, si
infilò sotto un tavolo a da là chiese:
- A cosa ti serve quella pietra se sei una strega? Puoi trasformare tutto
quello che vuoi in un baleno!
- Sì, ma dopo qualche minuto i miei incantesimi svaniscono: se muto una
pietra in oro, essa ritornerà pietra in breve tempo; con la pietra
filosofale, invece, tutto rimane oro. Inoltre, trovandola acquisirò
l'immortalità, la sapienza suprema e sarò come un dio.
- E' solo un'invenzione, non ci credo, sei una bugiarda- affermò Berthon con
convinzione.
La strega allora si arrabbiò e lanciò serpenti e lucertole contro il
ragazzo, che, svelto, corse fuori da quella strana stanza. Danusia, con un
ghigno, ritornò ai suoi alambicchi, e Berthon, mentre si apprestava ad
entrare nella stanza successiva, rifletteva sul fatto che è meglio non
credere a falsi sogni e contare piuttosto su se stessi e sulle proprie
capacità. |