La lavorazione del vetro
di Erika Covacci |
Il vetro è un
materiale duro, fragile e trasparente di larghissimo uso in svariate
applicazioni. E’ costituito da una miscela omogenea di varie sostanze,
che assume una consistenza pastosa se riscaldata ad una temperatura
variabile fra i 1300 e i 1400 °C e che diventa lavorabile intorno ai
1500 °C. Il componente essenziale della miscela è la silice, che si
trova nella sabbia silicea. Le altre sostanze vengono aggiunte per
facilitare la fusione (fondenti), per rendere stabile la struttura del
vetro, cioè per impedire la cosiddetta "devetrificazione"
(stabilizzanti), e per conferire particolari caratteristiche al
materiale stesso (affinanti, coloranti, opacizzanti). Allo scopo di
facilitare l'avvio del processo di fusione si aggiungono anche rottami
di vetro.
Il fondente usato per
il vetro comune è l'ossido di sodio. Per i vetri di maggior pregio, più
brillanti, si usa il carbonato di potassio. Per ottenere il "vetro al
piombo", noto come "cristallo", al carbonato di potassio si aggiunge
ossido di piombo. Come stabilizzanti si usano ossidi di alluminio, di
bario o di calcio.Il vetro sarebbe incolore e trasparente se tutti i
componenti della miscela fossero puri, ma alcuni di essi, specialmente
gli ossidi, contengono impurità, che conferiscono un caratteristico
colore verde più o meno intenso. Per attenuarlo si aggiunge alla miscela
un decolorante, il più usto è il biossido di manganese.
Formatura
Allo stato fuso il vetro può essere modellato
usando diversi metodi: colaggio, soffiatura, pressatura e stiramento.
Il colaggio è un procedimento di origini
antichissime che prevede che il vetro fuso venga versato in uno stampo e
lasciato solidificare e raffreddare.
La soffiatura, cioè la possibilità di
soffiare il vetro per dargli la forma desiderata fu scoperta sul finire
del I secolo a.C. in Medio Oriente e in particolare lungo la costa
fenicia. L’artigiano, usando un tubo di ferro, detto "canna", le cui
dimensioni variano da 10 a 45 mm di diametro e da 125 a 175 cm di
lunghezza, preleva dal forno a crogiolo ("padella") la quantità di vetro
fuso sufficiente alla formatura. Dato che il materiale è allo stato
pastoso, la porzione prelevata assume l'aspetto di una grossa goccia,
chiamata in vario modo secondo l'uso locale: bolo, pera o paraison. Il
bolo appena tolto dalla padella è troppo fluido e tende a colare, perciò
viene raffreddato parzialmente facendolo rotolare su una piastra
metallica, con la canna in posizione orizzontale: questa operazione
serve anche a regolarizzare la superficie del bolo, facendogli assumere
una forma più o meno cilindrica.
Il soffiatore, a questo punto, pone la canna
in posizione verticale e comincia ad insufflare, dentro il bolo, aria,
che gradualmente si gonfia mentre le sue pareti si assottigliano. Per
ottenere la forma desiderata è di solito necessario procedere in più
tempi, riscaldando fino al punto di plasticità solo la parte
dell'oggetto che deve essere ulteriormente allargata.
La soffiatura, qualche volta, avviene dopo
che il bolo è stato inserito fra le due parti incernierate di uno stampo
metallico, in questo modo gonfiandosi il vetro va ad accostarsi alle sue
pareti interne, assumendone la forma. Dopo la soffiatura si possono
aggiungere altri elementi (manici, piedi…), utilizzando piccoli boli
che, appoggiati allo stato pastoso sulla superficie solidificata, vi si
saldano e possono essere sagomati prima che si solidifichino.
La pressatura viene praticata soprattutto per
far aderire perfettamente il vetro allo stampo. All'inizio
dell'Ottocento negli Stati Uniti ha avuto grande sviluppo la pressatura
meccanica, un processo in cui il bolo viene introdotto nello stampo e
schiacciato da un controstampo che gli conferisce la forma definitiva.
Lo stiramento si utilizza per creare il vetro
tirato in lastra e in particolare il vetro per specchi. Questo tipo di
vetro viene prodotto versando materiale fuso su una tavola di ghisa e
appiattendolo grazie ad un apposito rullo, per poi passare alla fase di
lucidatura. I procedimenti più moderni prevedono uno stiramento continuo
per mezzo di doppi rulli.
Dopo la formatura i pezzi in vetro vengono
sottoposti a ricottura per alleggerire le tensioni che si generano nel
materiale durante il raffreddamento. In questa fase il vetro viene posto
in appositi forni a una temperatura sufficiente ad attenuare le
sollecitazioni interne e poi lasciato raffreddare lentamente.
Ci sono molti metodi
per decorare il vetro: quelli più diffusi sono l'incisione, l'uso di
acidi e la pittura. L'incisione avviene secondo varie tecniche: ad
esempio, con la molatura si avvicina la superficie a dischi rotanti e
abrasivi di dimensioni differenti, capaci della massima precisione,
mentre per ottenere effetti diversi i disegni vengono tracciati a mano
con l'ausilio di una punta di diamante. L'incisione a retino, in cui il
vetro viene bucherellato con minuscoli puntini, permette di creare i
motivi delicati che furono tipici della produzione olandese del
Seicento. L'azione degli acidi e la sabbiatura danno un effetto
smerigliato e sono adatte soprattutto per oggetti di grandi dimensioni
(vetri per finestre).
È infine possibile dipingere sul vetro
servendosi di smalti, che vengono poi fusi con il vetro in un forno a
bassa temperatura. Il vetro dorato si ottiene applicando alla superficie
foglie, vernici o polvere d'oro, che vengono poi sottoposte a cottura.
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