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L'influenza austriaca su Trieste risale alla fine del 1300,
quando, la minaccia dell'espansionismo veneziano, costrinse, quello che fino ad allora,era
un libero comune, a chiedere protezione al Duca Leopoldo III d'Asburgo.
Grazie a questo protettorato la città potè mantenere la sua autonomia amministrativa per
quasi un altro secolo, quando dopo una nuova guerra con Venezia gli Asburgo persero parte
della loro influenza.
Inziò così una nuova decadenza, e, per secoli la città rimase un protettorato
marginale. La fine della guerra dei 30 anni, e il grande incremento di territori in
Italia, che questa diede agli Asburgo, portarono Carlo VI a mutare atteggiamento nei
confronti della città: era indispensabile un porto sull'Adriatico per facilitare i
collegamenti con i possedimenti italiani. Nel 1717 venne redatta una risoluzione in cui si
sanciva la libera navigazione nell'Adriatico e, nel 1719 lo stesso Carlo VI dichiarò
Trieste e Fiume porti franchi. Nel 1740
salì al trono Maria Teresa che, chiuso ogni rapporto con le superstiti strutture
medievali, creò un stato amminisrativo molto centralizzato ma seppe anche valorizzare le
peculiarità e le consuetudini locali. Concesse a Trieste immunità e franchige, istituì
una borsa di commercio, una scuola nautica e cercò in ogni modo di incrementare le
industrie. In breve la città divenne il primo emporio dell'Austria, la
popolazione in sessant'anni triplicò, sorsero alcuni dei più bei edifici e prosperò fino all'invasione Napoleonica del 1797.
Il trattato di Campoformido restituì Trieste all'Austria e l'ascesa della città
ricominciò quando nel 1850 il giovane imperatore Francesco Giuseppe I le diede uno
statuto autonomo di città-provincia che conservò fino alla I guerra mondiale.
In questo periodo ebbero un grande incremento anche le
comunicazioni e nacquero le grandi compagnie di assicurazione
e navigazione.
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