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"Visse il tormentoso transito dalla preistoria
alla storia, si affacciò sugli abissi dell'inconscio e guardò da palchi
privilegiati lo scenario in cui si sviluppava la lotta di classe."
La tormentata personalità di Dostoevskij, esempio di un
malessere esistenziale che anche oggi interpretiamo come profonda denuncia
storica, fu condizionata di certo da un'altrettanto dolorosa esistenza. Gli
incontri tra intellettuali a cui assiduamente partecipava Dostoevskij vennero
bruscamente interrotti dalla polizia che arrestò i personaggi più in vista del
gruppo. L'isolamento di otto mesi in cui visse, chiuso nella fortezza di Pietro
e Paolo, fu poi fonte di ispirazione di molti capolavori. Dostoevskij, così
come Kafka, viene nel volume definito "uomo-vittima dell'assoluto".
Vero Prometeo, nonostante se stesso, incapace di superare la paura della libertà,
e nello stesso tempo prima figura davvero rappresentativa dell'uomo moderno,
delle sue tragiche solitudini e della "morte di Dio".
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