Impressionismo

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Caratteri generali

L'impressionismo è un movimento artistico che sorge in Francia intorno alla seconda metà dell'Ottocento ed è presente principalmente a Parigi. Questa corrente pittorica deriva direttamente dal Realismo; infatti, similmente ad esso, si interessa soprattutto della rappresentazione della realtà quotidiana, ma, a differenza di esso, si occupa esclusivamente dei lati positivi della società del tempo, e non ne condivide l'impegno politico ed ideologico. L'impressionismo può essere considerato la più significativa rivoluzione artistica del secolo.
Il 1874 è l'anno in cui gli impressionisti entrarono in scena con una mostra, presso lo studio del fotografo parigino Felix Nadar, la quale risultò fallimentare a causa della stroncatura dei critici parigini più influenti. Questo movimento non durò molto, infatti, il 1886 è considerato il suo anno di chiusura, identificato con l'ottava ed ultima mostra impressionista.
Gli impressionisti sostituiroono principalmente la visione oggettiva del mondo con una visione soggettiva dello stesso. Essi abbandonarono la tradizione accademica, ancora legata alla teoria quattrocentesca della prospettiva geometrica e ritenuta eccessivamente vincolante e riduttiva.
La pittura impressionista segue il presupposto contrario: nei quadri si vuole suggerire all'osservatore un'idea di spazio assolutamente infinito, di cui il pittore può cogliere solo un frammento. Non manca, inoltre, il senso della profondità, ma esso viene trasmesso come una sensazione atmosferica: è l'insieme delle luci, delle ombre e dei colori che suggerisce la verosimiglianza dell'immagine. L'impressionismo propone una pittura priva di disegno preparatorio e finalizzata a fissare sulla tela le impressioni che l'occhio coglie e che rapidamente svaniscono. Sono le mutazioni nelle condizioni di luce che fanno percepire gli oggetti nella loro forma e nel loro rapporto con l'ambiente. La rivoluzione più importante attuata dagli impressionisti riguarda la tecnica. Questa nasce dalla decisione di rappresentare niente di più che la realtà sensibile. Influenzarono questa scelta soprattutto le scoperte scientifiche contemporanee. Si comprese che l'occhio umano ha dei recettori sensibili in particolare verso tre colori: blu, rosso e verde. La diversa stimolazione di questi tre recettori, produce nell'occhio la visione dei diversi colori. Questi, con una determinata luce, possono produrre in esso, la visione del bianco e del nero. Pertanto, il colore che viene percepito dagli oggetti è luce riflessa dagli stessi. Infatti, è proprio quest'ultima che, colpendo gli oggetti, viene parzialmente respinta o assorbita, componendosi nei vari colori, che si accostano o si mescolano, esaltandosi o deprimendosi reciprocamente.
Il colore e la luce sono, quindi, gli elementi principali della visione. L'occhio umano, inizialmente, percepisce questi due elementi, ed in seguito distingue le forme e lo spazio in cui essi sono collocati, grazie alla sua capacità di elaborazione cerebrale. Tutto ciò che è davanti ai nostri occhi è visibile solo se illuminato.
Gli impressionisti, per ottenere nei loro dipinti risultati grandiosi, utilizzano solo colori puri, non usano mai il nero, eliminano il chiaro-scuro, danno vita alle ombre con l'accostamento di colori complementari.
Per dipingere, essi, prediligono la pittura all'aria aperta (en plein air): realizzano i loro quadri direttamente sul luogo, per rimanere in stretto contatto con la natura ed istituire con essa, che è un soggetto da loro privilegiato, un rapporto più diretto. Questa scelta è stata fatta per poter cogliere con immediatezza tutti gli effetti luministici che la visione diretta fornisce. Difatti, un proseguimento posteriore del quadro, in uno studio, avrebbe messo in gioco la memoria del pittore, che avrebbe potuto alterare la sensazione immediata data dalla visione del paesaggio. Gli impressionisti temono che la sensazione di mutevolezza fornita dalla luce e dai colori (entrambi soggetti a continue variazioni) possa perdersi con una struttura troppo meditata dell'opera. Questa sensazione di mutevolezza è, per loro, estremamente importante, in quanto rappresenta una delle sensazioni piacevoli della visione diretta.
Gli impressionisti volevano rappresentare la realtà cogliendone le impressioni istantanee, e questa loro volontà li porta ad esaltare la sensazione dell'attimo fuggente. Esso coglie sempre emozioni e impressioni gradevoli e positive ed ha alcune analogie con la fotografia, dalla quale gli artisti di questo periodo prendono la particolare inquadratura e la caratteristica velocità di sensazione. Secondo i pittori di questa fase, la realtà ha un aspetto sempre diverso: la visione di un momento è già diversa nell'attimo successivo, e proprio per questo, le immagini, nei loro quadri, trasmettono sempre una sensazione di mobilità.
I soggetti da rappresentare prediletti dagli impressionisti sono gli spazi urbani,proprio perché l'impressionismo ha un atteggiamento positivo nei confronti della città, della quale viene esaltata la gradevolezza. Altro elemento fondamentale è la natura, che viene resa come viene vista dall'artista. Nella varietà di temi cari all'Impressionismo, l'acqua occupa sicuramente un posto privilegiato. La sua trasparenza, il suo potere riflettente e la sua condizione di moto continuo ne fanno un modello unico per studiare le variazioni di luce, legate alle mutazioni atmosferiche e al trascorrere del tempo. In relazione al paesaggio circostante l'acqua assume toni cromatici che incessantemente cambiano: il pittore li fissa sulla tela accostando diverse gradazioni di colore molto ravvicinate, che l'occhio dell'osservatore legge sovrapposte ed omogeneamente fuse, recuperando effetti di brillantezza e lucentezza assolutamente inediti.


Claude Monet

L'artista che si identifica maggiormente con l'impressionismo è Claude Monet.
Egli matura il suo interesse per la luce lavorando "en plein air"; è sempre attento alla rappresentazione della natura nel suo infinito variare e nel suo continuo ed incessante moto di crescita. Egli cerca, nei suoi dipinti, di rendere sulla tela le sensazioni che l'ambiente gli suggerisce. Dipinge sulle spiagge di Normandia o sulle rive della Senna, dove la luce non è univoca come negli atelier.
Il paesaggio, nella sua ricchezza di forme e colori, soggetto a continue mutazioni climatiche ed atmosferiche, è l'oggetto dell'indagine di Monet, per verificare come l'occhio umano possa percepire rapide impressioni captate dall'ambiente, e fermare così sulla tela un istante dell'eterno fluire delle cose.
Monet cerca di trasmettere sensazioni visive: i suoi soggetti sono ripetuti innumerevoli volte, ripresi dalla medesima angolatura, ma in diverse condizioni atmosferiche e a diverse ore del giorno, per registrare le infinite varianti temporali, e di conseguenza quelle luministiche e coloristiche. Questa tendenza nasce dal suo interesse per le modificazioni che il soggetto subisce sotto l'effetto delle diverse condizioni meteorologiche e delle diverse ore del giorno. Il soggetto in se, per l'artista, rappresenta il supporto che registra le trasformazioni della luce e del colore. Ogni quadro, pertanto, risulta diverso dall'altro, anche se rimane riconoscibile la forma di base. Nei quadri di Monet sono rappresentati paesaggi naturali, principalmente fiumi o mari, e la natura in tutta la sua bellezza, mentre raramente appaiono figure di persone. Egli è affascinato dall'acqua, che risulta mobile e riflettente. Tutto ciò che la circonda e la sovrasta vi si specchia con i suoi diversi colori, i quali si influenzano, si fondono e vengono respinti. Secondo questo pittore, l'acqua rappresenta la relatività dell'essere di ogni persona, in quanto non è mai la stessa.
Nella serie delle Cattedrali di Rouen, Monet non è interessato alla riproduzione della struttura architettonica, ma solo alla resa del gioco di luci e ombre che il sole disegna sulla facciata della chiesa, creando un'armonia di toni che va dal giallo oro, all'azzurro, al blu del cielo. Allo stesso modo nella serie delle Ninfee, che dipinge fino alla morte, la realtà del fiore quasi non sussiste più se non come pretesto per dar voce a un mondo di sensazioni cromatiche e luministiche. Lo stagno con ninfee è un suo tema prediletto a partire dal 1890. A quella data risale l'acquisto della proprietà di Giverny comprendente un giardino che il pittore dota subito di un piccolo lago artificiale, protetto da alberi frondosi, colorato da moltissime varietà di ninfee e solcato da un ponte di legno di gusto giapponese. Il luogo è perfetto per gli esperimenti dell'artista: l'acqua garantisce vibranti riflessi luminosi che filtrano dal cielo attraverso le piante mosse dal vento. Si crea un paesaggio che ha la fondamentale caratteristica di essere continuamente soggetto a variazioni di luce e quindi di colore col succedersi delle stagioni e delle ore del giorno. L'obiettivo di Monet è dipingere questo soggetto naturale, quasi metafora della vita stessa, nella sua infinita varietà fenomenica, mai uguale a se stessa. "Questa pozza d'acqua evoca l'idea dell'infinito; in essa si rispecchiano, come in un microcosmo, l'esistenza degli elementi e l'instabilità dell'universo". Queste parole dell'autore sembrano voler sottolineare il fatto che lo stagno delle ninfee appare quasi un pretesto per evocare la variabilità del reale e la tensione all'infinito.
Monet risulta essere influenzato dall'arte orientale diffusasi in Francia attraverso il collezionismo di stampe giapponesi, decorative, semplici nel disegno, interessate più al colore omogeneo e smagliante che ai volumi: la loro conoscenza influenza, oltre a Monet, il lavoro di molti altri impressionisti.



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Percorso interdisciplinare di Francesca Sponza anno scolastico 2004-2005 liceo scientifico "G.Oberdan" Trieste