L’INFANZIA DI FERRUCCIO BUSONI A TRIESTE (1867-1875), UN PERIODO DELLA VITA DEL GRANDE MUSICISTA TOSCANO POCO CONSIDERATO DA CRITICI E MUSICOLOGI, E’ STATO PRESENTATO AL CONVEGNO INTERNAZIONALE SU BUSONI SVOLTOSI AD EMPOLI NEL NOVEMBRE SCORSO.
di Elena Clescovich

I rapporti di Busoni con Trieste non si limitano all'infanzia. Fu legato infatti durante la sua intera esistenza alla città giuliana. Nel 1884-85 esercitò la critica musicale su "L'Indipendente" e in età adulta fu presente molte volte nei nostri teatri in veste di acclamato virtuoso. A Trieste ebbe molti amici – ad esempio l’editore musicale Carlo Schmidl - e sempre ricordò i giorni ivi trascorsi con grande nostalgia.

Si tratta di tematiche però già indagate in modo abbastanza esauriente, mentre i primi anni passati da Busoni nella città giuliana invece sono stati considerati a mio giudizio in modo frammentario e superficiale.

In considerazione di ciò, chi scrive ha proposto un contributo riguardante gli anni passati da Busoni a Trieste in ambito di un convegno internazionale di studio tenutosi nel novembre scorso ad Empoli, cittadina toscana natia di Busoni, in onore al glorioso concittadino, che ha visto riuniti i musicologi sia italiani sia stranieri che hanno fatto della vita e dell’opera di Busoni l’oggetto principale delle loro ricerche (tra essi Roman Vlad, Piero Rattalino, Virgilio Bernardoni, il pianista australiano Geoffrey Douglas Madge, l’americano Ronald Stevenson, il germanicoThomas Seedorf).

Molte delle notizie biografiche relative all'infanzia passata da Busoni a Trieste di cui la sottoscritta ha parlato durante la sua comunicazione al convegno sono state desunte dai ben conosciuti "Frammenti autobiografici" scritti dal musicista stesso e quindi integrate con il maggior numero di informazioni possibili tratte dalle recensioni apparse sia sui quotidiani triestini del tempo che quelle pubblicate a commemorazione della sua scomparsa, del centenario della nascita e in occasione di altri eventi della città in suo onore.

Da tale materiale si evince che a Trieste Ferruccio Busoni, forse già a un anno e mezzo di vita, iniziò a studiare il pianoforte sotto la guida della madre triestina (Anna Weiss) e, dal 1872 anche del padre, il cui metodo d' insegnamento, come è noto, riguardò soprattutto lo studio delle opere di Bach. Un dato, questo, che viene sottolineato da molti recensori triestini contemporanei e posteriori a Busoni. E' probabile, a questo proposito, che uno dei testi su cui il piccolo Busoni studiò fosse la "Scelta sistematica e progressiva delle composizioni di J.S.Bach" di Edouard Bix, uno dei pochi insegnanti, attivi a quei tempi a Trieste, che avessero intuito il grande valore didattico di Bach. Lo suggerisce Giuseppe Radole, che ha individuato in alcune composizioni bachiane presenti nell'opera di Bix corrispondenze nel trattamento del basso raddoppiato in ottave con il metodo trascrittivo di Busoni.

Da un articolo si desume che Busoni abbia studiato in questi anni nella scuola di musica "Eckhardt", fondata dal violinista triestino Carlo Eckhardt e situata nelle vicinanze dell'abitazione del nonno in cui Ferruccio visse fino al 1872.  Busoni però fu fatto frequentare questa scuola solo per poco, dato che, continua l'autrice dell'articolo, egli dedicava molto del suo tempo a scrivere musica e poco a studiare(sic!). Tra gli insegnanti di cui il piccolo Ferruccio può esser stato allievo in questi anni a Trieste, oltre ai genitori, spiccano il nome del già citato Bix e quello di C. F. Tomicich, "maestro nella Civica scuola di Cittavecchia" e autore di un metodo didattico molto noto in città "Il fanciullo triestino al pianoforte".

L' attività concertistica del piccolo Busoni iniziò nel novembre 1873 alla Sala Schiller e si protrasse  fino al settembre 1875. I commenti della critica (unanimemente entusiastici) apparvero su vari giornali cittadini : sono conservati gli originali sia di queste recensioni che dei programmi di sala. I brani che Ferruccio suonò (non sempre facilmente identificabili né dai programmi né dalle recensioni in quanto indicati troppo genericamente) rivelano comunque una preferenza per gli autori barocchi e classici (tra essi un insolito N. Porpora) e per le forme fugate. Nel suo penultimo concerto triestino del maggio 1875 Busoni affrontò il concerto K491di Mozart (diretto secondo alcuni da Busoni stesso e da altri, tra cui Fedele D'Amico, dal padre), mentre nel  concerto del  gennaio 1875 eseguì il Trio in  re  maggiore di Haydn con due musicisti facenti parte del Quartetto Heller (che a Trieste costituì la formazione cameristica più importante da metà Ottocento fino allo scoppio della Ia Guerra mondiale).

Quasi ogni programma comprende una composizione di T.N.Hummel, il che dimostra una predilezione particolare per questo autore da parte di Busoni, forse inteso come pezzo d'effetto da inserire alla fine dei concerti. Poco spazio viene lasciato invece ai Romantici, dei quali compaiono solo due branetti di Schumann e un Presto non meglio identificato di Mendelssohn. L'ultimo concerto, "d'addio" prima di partire per Vienna, prevede anche alcuni pezzi pianistici e cameristici scritti da Busoni stesso, di cui però non si ha traccia. Le sole sue composizioni che ho potuto reperire a Trieste, manoscritte, sono la "Preghiera alla Madonna" del 1873 per due contralti e altri due di ripieno con accompagnamento pianistico e "Il povero orfanello", una "romanza senza parole" del 1874 per pianoforte solo. Nonostante si tratti delle primissime prove di Busoni compositori, emerge da essi una notevole consapevolezza formale e una predilezione per le atmosfere di insolita severità, per esser state opera di un bambino, ma la cui influenza viene individuata da Elsa Germani (Musica/Università, dic.1966) nella frequente partecipazione di Ferruccio e la madre, donna molto pia, a solenni cerimonie religiose cittadine.

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