Negli ultimi cinque anni - afferma la Confcommercio - si sono persi 54 mila posti di lavoro, non sostituiti da addetti alla grande distribuzione. Per ogni nuovo impiegato della grande distribuzione si devono creare almeno cinque disoccupati nella piccola. Non bisogna però dimenticare che nei piccoli negozi i posti di lavoro sono spesso precari e sottopagati: è il titolare il vero occupato.
Lo sviluppo della grande distribuzione a scapito dei negozi ha dei costi sociali. Dove sparisce la piccola distribuzione la città si deprezza e si degrada. Il quartiere cioè inizia a non essere più luogo di aggregazione, sostituito da ipermercati e centri commerciali.
Il problema non è però solo questo. La chiusura di tante botteghe ha infatti reso più difficile agli anziani fare la spesa, poichè spesso essi sono impossibilitati a grandi spostamenti.
Un ipermercato fa muovere da 20 mila a 30 mila veicoli privati al giorno, tanto quanto una città di 60 mila abitanti; un supermercato non oltre 3 mila veicoli. E un negozio? Se il raggio è di 500 metri dall'abitazione del cliente lo si raggiunge a piedi! Vi è però anche un altro importante problema: il traffico delle merci. In questo caso il dettagliante perde di netto, poichè per la consegna dei prodotti che egli vende, è necessario un notevole spostamento di camion e furgoni.
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