I DATI


Consumare meno, riciclare tutto! Potrebbe essere la parola d'ordine per i prossimi anni se non vogliamo ritrovarci sommersi dai rifiuti. Basta dare un occhiata ai dati forniti dalla Lega Ambiente per convincercene: se alla fine degli anni '70 ogni cittadino procudeva 270-300kg di rifiuti urbani annui, agli inizi del 1990 si era già arrivati a 400 kg e, oggi nelle grandi città abbiamo ormai toccato quota 450 kg.

A questi rifiuti si debbono aggiungere quelli derivati dalla depurazione delle aque civili (3 milioni di tonnellate), quelli ospedalieri (140 tonnellate) e quelli provenienti dalle demolizioni (1 milione e mezzo di tonnellate). Se poi andiamo ad analizzare la composizione dei rifiuti, ci accorgiamo che c'è stata una piccola rivoluzione della spazzatura, ad indicare una trasformazione sia dei consumi privati che della struttura economica del paese. Gli scarti domestici sono infatti solo il 40-50 per cento del totale. Mentre se consideriamo l'origine da cui provengono i rifiuti si rimane sconcertati: ben il 40 per cento dipende dagli imballaggi, il 10-15 dai giornali, avvisi, ecc e dagli usi di ufficio, mentre i residui alimentari pesano per circa il 30 per cento.

Come far fronte a tanti scarti? La legislazione italiano (Dpr 915/82) prevede di recuperare materiale ed energia dai rifiuti e di smaltire con sicurezza i flussi residui. Buone le intenzioni ma pessimi i risultati: la via più praticata è ancora quella arcivecchia della discarica che, come tale, ha un'impatto sull'ambiente per tempi molto lunghi, contaminando il suolo e le acque profonde. Contemporaneamente, occupa il suolo pubblico ed immette nell'aria gas maleodoranti e dannosi.

Rispetto ad un panorama così sconfortante, però le esperienze positive non mancano e dimostrano che già attualmente è possibile recuperare almeno la metà dei rifiuti.Le proposte per tutti.

E i farmaci scaduti?


Ventimila tonnellate di medicinali scaduti, circa 600 grammi a testa, vengono ogni anno gettati nelle discariche, confusi insieme agli altri rifiuti. Solo 100 grammi pro capite sono recuperati, tramite i contenitori situati presso le farmacie, i poliambulatori e le sedi delle Usl. Una situazione che tenderà a peggiorare, almeno secondo un'indagine effettuata dalla società Pubblitecnica, presentata in giugno al salone dell'ambiente Sep Pollution di Padova. Del resto, sono pochissime le aziende municipalizzate che intendono piazzare nuovi contenitori per la raccolta dei farmaci, poiché il prezzo del servizio recupero (ritiro, trasporto e trattamento termico) è piuttosto elevato: 5 mila lire ogni chilo. Eppure, il danno ambientale non è sottovalutabile. Il pericolo primario risiede nei principi attivi che possono contenere sostanze chimiche di sintesi e componenti metallo-organici, come arsenico e mercurio:immessi nell'ambiente possono combinarsi con altri elementi chimici e produrre effetti altamente tossici.
L'efficacia del servizio dipende, in prima battuta, dal cittadino. Pesa su di lui l'onore di depositare il farmaco scaduto nel contenitore, sebbene trovarlo non sia sempre facile (mediamente vi sono 4 contenitori ogni diecimila abitanti: ma alcune città se ne trovano anche 18, mentre in altre la media precipita a 1). A questo punto, le amministrazioni comunali, in proprio o per appalto, raccolgono i medicinali e si preocupano di avviare il tutto allo smaltimento, il più delle volte un inceneritore. Gli impianti funzionanti? Decisamente pochi, e situati quasi tutti al Nord.

LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Materiale Quantità annue
Vetro 376.000 tonnellate
Carta 100-200 tonnellate
Alluminio 2500 tonnellate
Plastica 3000 tonnellate
Materia Organica 2000 tonnellate

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Novembre 1997 Monique Tjooitink