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Lezione 3: i viaggi via mare

 

In questa terza lezione il docente affronterà il problema dei viaggi via mare, cercando di vedere al termine dell'intervento se le conoscenze dei ragazzi "coincidevano" con quanto detto dal docente o se si discostavano.

Nel medioevo: nel periodo medioevale, i grandi viaggi per mare furono ostacolati da leggende e pregiudizi, che facevano dello Stretto di Gibilterra (Colonne d'Ercole) l'estremo limite consentito all'intraprendenza umana (vedi Ulisse e il suo "folle volo" nella Divina Commedia, Inferno). Nonostante questo, anche gli uomini del Medioevo realizzarono tra il XII e il XIII secolo i primi viaggi di esplorazione, ma non si spinsero mai fino alle Americhe.

Nel Rinascimento: la rinnovata fede nell'uomo e nelle sue capacità e la ricerca della verità aldilà delle superstizioni, stimolarono viaggi e ricerche, di cui si fecero promotori Portoghesi e Spagnoli. Ricordiamo, fra i motivi delle spedizioni, anche quelli più concreti: i molti capitali accumulati in cerca di impiego, l'esigenza dei mercati europei, la politica di espansione dei nuovi Stati nazionali e la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi, che minacciava la via dei traffici con l'Oriente.

In particolare il docente presenterà l'esperienza di Cristoforo Colombo, che inaugura un nuovo tipo di viaggio: quello che "aggiunge qualcosa di nuovo alla scoperta dell'umanità. Le grandi relazioni di viaggio che iniziano ad apparire alla metà del '500 e circolano in tutta Europa, grazie alla diffusione della stampa, racchiudono il desiderio di fornire sempre maggiori notizie e informazioni sui margini del mondo, dove l'antico riemerge." (Adamo)

Colombo scrisse al re: "dopo 33 giorni dacchè partii da Cadice, giunsi al mare delle Indie, dove trovai molte isole assai popolate [...]" (estratto dall'Epistola della Prima Navigazione di Colombo).

Le prime persone con cui Colombo ebbe a che fare, arrivato "alle Indie", furono quelli che poi lui chiamò "Indiani" essendo appunto convinto di trovarsi in India. Fu egli stesso a raccontare che gli fu difficile comunicare con questi Indiani, dal momento che continuavano a fuggirgli per paura. Un popolo pacifico dunque! Solo dopo alcuni giorni, finalmente Colombo riuscì a sapere dagli Indiani, che vicino all'isola in cui si trovavano, ne esistevano altre.

Il nostro Ammiraglio, percorse altre 45 miglia di mare, per arrivare all'isola che battezzò "la Spagnola", che descrisse come "[...] circondata da molti porti larghi e sicuri, come non vidi mai in altri luoghi. Molti fiumi grandi e salubri vi scorrono nel mezzo e vi sorgono monti altissimi. [...]"; sono inoltre isole "[...] piene d'una gran varietà d'alberi che s'elevano a grandi altezze e che non credo mai privi di foglie [...]." (Estratti dalla relazione al re di Spagna)

Cristoforo Colombo, dunque, si trovò di fronte ad un paradiso, una terra che mai, a giudicare dallo stupore con il quale continuò nella relazione al re, si sarebbe aspettato di trovare; terra ricca di grande vegetazione, oltre che di oro e di metalli; terra nella quali gli abitanti "[...] mancano di armi che sono loro quasi ignote [...]".