L'adolescenza al mattino



Con questo testo mi riferisco soprattutto ai genitori di ragazzi che passano quel difficile periodo di transizione comunemente denominato “adolescenza”. Ma cos’è l’adolescenza? Se con questo termine vi riferite solo ai cambiamenti fisici e psicologici che avvengono in famiglia beh, vi sbagliate di grosso.
Provate a ricordarvi le sensazioni e le emozioni che provavate quando attraversavate l’età presa in questione. Proverò a spiegare brevemente alcuni punti della vita quotidiana di un ragazzo, in questo caso me, che vive l’adolescenza in modo critico.
La prima cosa che un ragazzo vede la mattina è uno squarcio di luce che trapassa gli strati di coperte sotto cui eri coricato. Un dolore allucinante agli occhi ti abbaglia per qualche istante e quando riacquisti la vista noti un essere di razza strana (forse aliena) che ti punta con un indice secco e lungo come un bastoncino sgridandoti ancor prima che tu ti renda conto se sei sveglio e cosciente o se sei ancora tra le braccia di Morfeo. La voce di tua madre è acutissima. Le poche parole che si percepiscono sono “Hai fatto tutti i compiti?” o “Mi raccomando, non voglio firmare note oggi altrimenti…” (secondo i tuoi genitori ci si diverte a prendere note). Tu fai finta di non sentire nulla mentre ti alzi e ti prepari. Esci dalla porta di casa e senti un silenzio abissale. Tutte le persone che incroci sono stanche, non ti guardano neppure e pensano, come fai tu, perché un essere umano vive per andare a scuola e poi lavorare finchè non sarà vecchio decrepito e con una pensione ridotta al minimo sindacale.
Arrivi nel piazzale fuori di scuola. Sei congelato e pensi che se ti mettono un bastone nel sedere diventi un ghiacciolo alla frutta. Aspetti per minuti che qualche tuo compagno di classe spunti da dietro l’angolo (facendo anche lui riflessioni su problemi esistenziali) e che ti dica con tono debole e affannato un “ciao”. Continuate ad aspettare che il campanello suoni in silenzio: siete troppo stanchi per parlare.
Quel irritante rumore metallico che aspettavate con impazienza per entrare a scaldarvi finalmente arriva e vorreste non sia suonato. Salite le scale che vi portano in classe con la velocità di un branco di bradipi sapendo già cosa vi attende. Neanche il tempo di raggiungere l’aula e poggiare gli zaini entra con passo spedito il bullo che si avvicina a te (non ho specificato: tu sei per lui uno sfigato) e ti spintona insultandoti. Tu non vuoi fare nient’altro che sederti e appoggiare la testa pesante sul banco aspettando di sentire l’avvicinarsi della professoressa di turno, udibile grazie al solito ritmo di camminata, rapido per voler sfruttare al massimo i nostri cervelli finché, secondo lei, sono ancora sveglie freschi. Dopo esserti liberato dalla presa del bullo ti siedi e pensi ad un modo per copiare i compiti da qualcuno prima che la professoressa entri e interroghi. Ma ciò non avviene: l’insegnante si dirige verso la cattedra costringendo la classe ad alzarsi come segno di rispetto nei suoi confronti. Lei pronuncia un “Buongiorno” con una voce sprizzante di felicità e di entusiasmo (???) e tu ti unisci al coro che da una risposta come sempre ironica “Arrivederci”; ti accomodi e aspetti che quelle lancette dell’orologio si muovano in fretta e che come per magia tu sia già a casa attaccato al computer o alla televisione. Sei già distrutto ancor prima di cominciare la lezione.
Con tono sprezzante nei nostri confronti pronuncia le due parole più temute dagli alunni: ADESSO INTERROGHIAMO! E senza neppure aprire il registro o guardare la classe, lei pronuncia proprio il tuo nome e tu sconcertato perché pregavi da tre giorni che questa situazione non accadesse, ti dirigi alla cattedra sotto i sorrisetti dei compagni. Lei attacca. Tu provi a difenderti con risposte vaghe tentando di portare l’argomento su rare pagine studiate ma lei capisce il tuo trucco e continua a fare breccia nella tua linea difensiva. L’assalto di domande dette velocemente continua ma tu riesci a parare i colpi. L’assedio pare eterno ma tu riesci in qualche modo a risponderti. Alla fine torni al posto mentre lei afferma “Sufficiente”; pronunciata questa parola ti pare che tutti ti applaudano per il modo in cui il tuo scudo ha fermato l’attacco. Sei felice e dai il cinque ai veri amici (e sono veramente rari). Ti pare di sentire qualcuno che afferma al vicino “IO LO CONOSCO” come se ti trattassero come un eroe.

E così finisce il primo capitolo della saga....