- Un racconto-

di Francesco Pizzi

Il giorno volgeva ormai al termine: erano le sette passate ed il sole iniziava seriamente a meditare di andare a brillare per l’altra metà del mondo. I due ragazzi camminavano con passo lento, godendosi quel lieve tepore che tutti avevano tanto agognato e che finalmente era giunto a prendere il posto del freddo invernale.
“E comunque vedrai: è una ragazza veramente splendida e ti piacerà un sacco! Son pronto a scommetterci!” Sentenziò Ago seguendo il corso dei suoi pensieri.
“Mh” mugolo Francesco, “io vengo perché te l’ho promesso, ma non è che abbia tutta questa voglia…”
“Franz non iniziare! Son quattro mesi che ti trascini avanti con questa storia, cazzo! Basta, fattene una ragione, si è trovata un altro e non ti vuole più, smettila, dimenticala, basta, esplodi!”
Francesco lo guardò perplesso per un momento: Ago faceva certe facce quando si infervorava nei discorsi… Ad ogni modo aveva ragione: da quando la sua ragazza lo aveva lasciato quattro mesi prima era caduto in una specie di coma vigile. Aveva pochi o nulli interessi, studiava senza eccellere e dormiva. Questa era la sua vita. Forse Ago aveva ragione… forse avrebbe dovuto davvero darsi una scrollata e pensare seriamente di guardare avanti.
“Beviamo qualcosa?” Chiese ad Ago che nel frattempo si era imbronciato per non aver ottenuto risposta.
“Ma anche sì… c’è un bar proprio all’angolo, ma non ci sono mai andato: proviamo!”
L’ambiente era tranquillo ed accogliente e decisero di sedersi ad un tavolino: fino alle nove, ora del fatidico appuntamento, ne avevano ancora di tempo ed Ago aveva la ferma intenzione, quella sera, di non portarsi a spasso uno zombie dotato di capacità vocaliche ma almeno un’ombra di quello che era stato Francesco un tempo. E riattaccò il discorso di prima:
“E poi è impossibile che non le piaci: sei diventato carino negli ultimi mesi e questa ombra di barba ti dà un’aria tipo da intellettuale…” Non sapeva più cosa dirgli.
“Bah, vedrai che non le piaccio.” Secco. Disarmante. Ago si alterò di nuovo:
“Ma se nemmeno ci provi?! A priori che TU deciso che a LEI TU non piacerai perché a TE va bene così!” Qualche avventore si girò ad occhiarli, ma Ago se ne infischiò. Francesco teneva gli occhi bassi. “Cosa ti ha detto quell’altra quando ti ha lasciato? Eh? EH?”
Ne aveva dette mille di cose. Alcune migliori di altre. Ma Francesco sapeva benissimo a quale delle frasi l’altro si stesse riferendo ed iniziò con un filo di voce “ha detto che ho la grande capacità di far breccia nel cuore delle donne…”
“Ecco! Ed allora mi spieghi che caaaa…spiterina di problemi ti fai? A volte ti prenderei a sberle!”
E tra i due calò il silenzio. Ago prese un giornale, ancora infastidito, ma durò poco dopo aver dato una scorsa ai titoli: “BUONISSSSSSIMA! Franz, hanno convocato per i mondiali Inzaghi e lasciano a casa Vieri!!! Era ora! Dio Bon, oramai Vieri fa la gara con le mummie di Venzone, non so come potevano meditare di convocarlo ancora! E poi con Giardino, Toni…”
Ma Francesco non lo stava più ascoltando: da quella che con ogni probabilità era la cucina era appena comparsa dietro il bancone una delle creature senza dubbio più belle che avesse mai visto. Bionda chiarissima, il viso lievemente abbronzato e puntinato di lentiggini, due occhioni azzurri mozzafiato. “Cristo” mormorò.
“No, Cristo non è stato convocato.” Proruppe Ago “Abbiamo Toni che fa i miracoli e ce lo faremo bastare…Franz, che stai guardando?” E girò la testa verso la direzione in cui Francesco era pietrificato. Ago individuò l’oggetto osservato. Si girò completamente sulla sedia, sporgendosi per vedere meglio e bestemmiò a voce bassa per la meraviglia. Tornò a girarsi. Francesco aveva una sottilissima increspatura sulle labbra che si sarebbe quasi potuta definire un sorriso beffardo.
“E di quella che ne dici?” Spiò all’amico.
“Cioè…Franz…senza offesa…ma, cioè…non credi forse che sia un tantino fuori dalla tua portata? Giusto un niente, dai, ma i fighi sono fatti per stare con le fighe, i belli con le belle, gli scorfani con le scorfane. Ti ho detto che stai diventando carino, non ti ho detto che sei il ragazzo più strafighissimo di Trieste…categoria cui lei appartiene…”
Ma l’attenzione di Francesco era nuovamente scemata a metà discorso perché, per due secondi che gli erano parsi un’eternità i loro occhi si erano incrociati. Si voltò verso l’amico, febbrile:
“Mi ha guardato! Mi ha guardato!”
“Ma per forza, siamo qui seduti da dieci minuti e non abbiamo ancora ordinato!”
“Mi ha guardato di nuovo!”
“Perché voleva controllare che non ci fossero bicchieri sul tavolo, né tazzine di caffè che da lì sono poco visibili…”
“Sta venendo qui! Oddio!”
“Ma forse prenderà le ordinazioni… e comunque ti ripeto: è fuori dalla tua portata!”
Sul volto di Francesco apparve un ghigno beffardo: aveva deciso per lei e lei sarebbe stata: “Ago, taci e stai a vedere!”
La ragazza arrivò al tavolo col block-notes e la penna e piantò gli occhi in faccia a Francesco: “Ciao ragazzi, che prendete?” A Francesco si seccò improvvisamente la lingua, un nodo salì alla gola e gli girò la testa, tutto in una frazione di secondo: ma dove li aveva pescati due occhi così? “Una…coca…cola…” Biascicò senza convinzione. Dovette ripeterlo una seconda volta per farsi intendere. Ago emise un suono simile ad un colpo di tosse ma che poteva perfettamente essere uno scoppio di risa soffocato. “Io una birra media, grazie” Declamò a voce forte e chiara. La ragazza sorrise ad entrambi, tornò a guardare Francesco, girò sui tacchi e si diresse verso il bancone.
“Eh, cazzo, ti ho visto, sì, convinto proprio. Oh, dei contenuti strabilianti, Franz, ed una dialettica… Ma chi era Socrate? Cicerone? Tu avresti dovuto vivere in quei tempi!”
Francesco gli piantò due occhi in faccia ed un sorriso a trentadue denti: “ma hai visto che occhi?”
“Quelli sul viso o quelli sotto la camicia?” Si informò l’altro.
“Quelli sul viso”
“Peccato, me li son persi, ero troppo occupato a guardare gli altri! Comunque, ribadisco il concetto… sei veramente un Latin Lover!”
“Pfff…” scrollò le spalle “guarda e impara.”
“Di nuovo?” E stava per aggiungere ancora qualcosa ma la barista arrivò al tavolo:
“Una birra per te” e consegnò ad Ago il suo bicchiere “ed una coca-cola a te!” disse appoggiando la bevanda davanti a Francesco, con un sorriso a metà tra il canzonatorio ed il divertito. Fece per andarsene, ma Francesco la bloccò:
“Senti, maa…” La ragazza si voltò a guardarlo con aria incuriosita “hai un diploma di bagnina per portare in giro quegli occhi? A momenti annegavo, prima!”
Ad Ago crollò la mascella e gli piantò due occhi stralunati addosso. Lei sfoderò un bel sorriso e commentò: “E ti ho visto, si, prima un po’ in difficoltà…”
“Eh, un po’ tanto, ma poi mi son ripigliato…”
“Dev’essere difficile per te avere questi problemi così grossi con l’acqua in una città di mare!” Lo punzecchiò, sempre con il sorriso canzonatorio sulle labbra.
“Sai, il mio contatto con l’acqua è più che altro una necessità…”
La ragazza inclinò leggermente la testa da un lato “Come mai? Waterworld?”
Ago era incredulo: lei stava scherzando con Franz. Con FRANZ.
“E no, sai, è che devo pescare…” Ago con occhi a padella: Franz non aveva MAI pescato un pesce.
Lei si avvicinò di più al tavolo con aria interessata: “Sei un pescatore?”
E Francesco tirò la lenza: “No, ma da qualche parte devo pur trovarle le sarde da lanciarti, no?”
E sollevò il bicchiere con aria complice in direzione della ragazza, a fare un brindisi immaginario e poi bevve. Lei avvampò di botto, poi scoppiò a ridere e si diresse verso il bancone.
Francesco riportò l’attenzione sul suo amico, ormai completamente allibito.
“Dunque?”
“Ehm…ehr…penso di doverti delle scuse, le basi le hai e sembrano ben solide… forse l’altra aveva ragione, in fin dei conti, almeno su qualcosa”
“Già già…” Francesco si portò il bicchiere alle labbra e sorseggiò, tornando a seguire con gli occhi i movimenti della splendida ragazza.
“E adesso che pensi di fare?” Domandò Ago dopo qualche minuto, felice che il suo amico avesse ritrovato la grinta di mesi addietro.
“Finire di bere questa roba, chiamarla per chiederle di pagare il conto e appiopparle il mio numero di telefono.”
“E la data per il matrimonio?”
Francesco ghignò di nuovo, finendo di bere la coca-cola: “Quella la lascio scegliere a lei!” Ed alzò il braccio in direzione del bancone e chiamò: “Bagnina!” La ragazza si voltò con l’aria di chi, scherzosamente stava per fargli passare un pessimo quarto d’ora: “Mi dica, pescatore!”
“Potrebbe gentilmente portare il conto a me ed al mio compare?”
“Subitissimo, egregio!” disse lei in tono ossequioso.
“Siete totalmente folli…” Borbottò Ago
“Quel tanto che basta per piacerci, Ago, nulla di più…” Gli sorrise di rimando l’amico.
“Ecco qui, son 2 euro e 20” Proclamò la fanciulla, appoggiando il foglietto sul tavolino dei due.
Francesco frugò nella tasca e tirò fuori le monete: “ecco qui…un euro…due… e venti. Eh” soggiunse girando lo scontrino “potresti prestarmi la penna per favore?”
Lei lo squadrò: “Per farti scrivere il tuo numero di cellulare e sentirmi dire che quando voglio e se voglio posso chiamarti?”
Francesco arrossì di botto, sorrise distogliendo gli occhi dai suoi e prese rigirarsi lentamente lo scontrino fra le mani. Dopo un paio di secondi rialzò gli occhi, scrollò le spalle e disse: “Touché!”
“Cosa? Ma dimentica!” Iniziò lei e Francesco si sentì improvvisamente a disagio dicendosi che aveva bruciato tutto troppo in fretta, ma lei continuò: “mi conosci da neanche dieci minuti e mi dici già che tocchi?” Ed assunse un tono melodrammatico: “siete tutti uguali, voi uomini: parlate degli occhi che abbiamo sul viso, ma vi interessano soltanto quelli che abbiamo sotto la camicia!”
E tutti e tre scoppiarono a ridere: era fantastica quando rideva…decisamente la cosa più bella che Francesco avesse mai visto prima d’ora. Ed alla fine si riprese dalla visione ed iniziò: “E niente, allora, i soldi li hai, il numero non lo vuoi e noi ce ne andiamo…” E fece per alzarsi.
“Ma scherzi? Chi te lo ha detto che non lo voglio?” Ed estrasse il taccuino e la penna, dopo di che lo guardò fisso negli occhi.
“Scrivi: tre due nove…” e le dettò il numero. “beh, allora ciao e buon lavoro…” Fece tentennante.
“E pensi di mollarmi qua così? Ma cosa credi? Io alle nove finisco il turno ed avrò fame di pizza e tu sarai lì davanti parcheggiato con la tua macchina e mi verrai a prendere.” Gli disse con un tono che non ammetteva repliche e, contemporaneamente, il più dolce che Francesco avesse mai sentito.
“Senti un po’, qua, non invertiamo i ruoli: sono IO che sto rimorchiando TE e non viceversa, ok?” Replicò lui, sottolineando il discorso con un ampio gesto dell’indice, quasi si stesse arrabbiando con qualcuno. Poi continuò: “Se ti va, comunque, io questa sera meditavo di andare a mangiare una pizza…se vuoi farmi compagnia…”
“Ma che proposta gentile! Non me la sarei mai aspettata! Avevo proprio una voglia di pizza…Mi passi a prendere alle nove?”
“Ci sarò! Ciao bagnina…”
“Ciao pescatore…”
I due amici uscirono dal bar e passeggiarono per un po’ in silenzio. Francesco sentiva ancora il formicolio sotto la pelle per l’emozione di com’era finito quell’incontro…Dio, chiunque si fosse mai soffermato a guardare quanto era bello il mare o il cielo terso in estate avrebbe detto che negli occhi della ragazza si fosse fermato un pezzo dell’uno e dell’altro. “Penso che la prima cosa che farò quando entrerà in macchina più tardi sarà…”
“…chiederle il nome e presentarti?” Azzardò Ago.
“Ago, che banale che sei…” E così dicendo continuarono a ridere e scherzare scendendo per la strada verso il mare, diretti a salutare quel sole che iniziava ormai a mordere l’acqua.
 


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