Omicidio
a Gàrdea
di Cristina Boccadoro
PROLOGO
La grande villa era immersa nel più completo silenzio.
La brezza primaverile faceva oscillare le tende della finestra, lasciata
appositamente aperta per far entrare tutto il calore di quel tiepido
sole di marzo.
Il bianco.
Il bianco imperava ovunque, dagli arredi, alle pareti, ai tendaggi;
tutto di gusto ultramoderno e sofisticatissimo ma comunque, bianco.
“Credi che sia necessario?”
Chiese Mayra all’uomo che le stava di fronte. Stava fumando una
sigaretta e la reggeva con estrema disinvoltura tra le dita affusolate
che terminavano con delle unghie perfettamente smaltate.
“Intendo, attendere ancora.”
Continuò buttando fuori un’ultima boccata e spegnendola nel
posacenere di vetro bianco.
La sua voce non denunciava né irritazione, né impazienza, nulla, solo
una gelida calma.
L’uomo diede un’occhiata all’orologio da polso e, alzandosi dal
divano di pelle candida, si diresse verso la porta a vetri che divideva
quella stanza dall’ingresso.
“Possiamo andare.”
Mayra sentì quelle parole quando lui si trovava già di fronte
l’uscio.
Prima
di aprirlo si voltò, la guardò dritto negli occhi, la prese tra le
braccia e, sgualcendo appena l’ordinatissimo tailleur bianco di Mayra,
la baciò appassionatamente.
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