"ESPRESSIONE DIALETTALE E TRADIZIONE LOCALE NELLA MUSICA VOCALE DI A.C.SEGHIZZI."

di Elena Clescovich

Le tradizioni musicali friulane trovano in A.C. Seghizzi (1872-1933) uno dei più attenti studiosi e rielaboratori. Il compositore goriziano di origine istriana, che si dedicò intensamente anche alla musica sacra e cameri stica da salotto, sin dai primissimi anni del 1900 si interessò anche al patrimonio regionale, ancora praticamente integro. Tra le prime sue prove che dimostrano per esso una certa attenzione si ricorda una composizione le cui origini risalgono ad un inno popolare, Al ciant dal Friûl del 1913, per canto a due voci maschili e pianoforte, poi adottato in forma di solo coro come brano d'obbligo in occasione della prima edizione del concorso della Corale Alpina, nel 1922.
Il campo dei profughi meridionali di Wagna di Leibnitz, in Austria, dove Seghizzi venne internato nel 1915 con la famiglia, fornì al musicista, nel Natale del 1917, l'ispirazione per un altro brano su testo in dialetto, la nostalgica e allo stesso tempo ironica canzone dal vivace ritmo di marcetta, Le fiole di Wagna, (schizzi umoristici di guerra) su versi in dialetto istro-veneto di Bernardino Fabro, poeta dilettante profugo dignanese. La prima strofa de Le fiole inizia così:

"De Wagna le baracche/ xe un vero monumento, / le fiole che vien drento / più robe pol contar: / qua prima i le sbeleta / con pura naftalina, / vestiti de più fina / ortiga po le ga."


A Wagna Seghizzi riuscì a mettere insieme alcuni complessi corali che diresse con successo a Graz e Vienna presentando una Suite di villotte friulane rielaborate rapsodicamente per coro e orchestra. Con il brano in dialetto friulano Mandi o tiare (Addio o terra) Seghizzi vinse nel 1922 il secondo premio al Concorso nazionale di Trieste indetto dalla Fiera Campionaria dirigendo la Corale Alpina da lui fondata nel 1920. Da questo successo nacque del resto l'idea, che ebbe subito moltissime adesioni sia dalla zona isontina che dal Friuli, di dar vita anche a Gorizia alla Rassegna dedicata al canto corale che a distanza di un trentennio avrebbe assunto importanza internazionale grazie all'interess amento di alcuni membri della Corale Alpina.
A partire dal 1924 Seghizzi musicò molte poesie dialettali di Marin, la cui amicizia risaleva a già prima della guerra e poi era continuata nel Collegio di Gorizia dove entrambi insegnavano.
Seghizzi trasse soprattutto dalle raccolte poetiche "Fiuri de tapo" del 1912, del 1922, e da "Cansone picole" del 1927 i testi poetici per le sue liriche, composte generalmente per coro o voce sola e pianofo rte e pervase da un' atmosfera delicata e leggera. Ricordiamo per esempio i primi versi di El gno paese, (Il mio paese), da La ghirlanda de gno suore", una malinconica e dolcissima poesia di Marin che Seghizzi riesce a rendere in tutto il su o incanto:

"El gno paese belo / tra sielo e mar par un castelo in aria; / atorno d'elo, sol e stele / i fa la luminaria. / El xe fato de luse, / de riflessi malài d'arcobalen, / de colane de perle indiane / e de sielo seren."

Ma è negli ultimi anni della sua vita, tra gli anni '20 e '30, che Seghizzi mostrò un interesse prevalente per le proprie radici culturali e per il recupero del repertorio etnico e linguistico locale, mantenendosi sì in linea con gli orientamenti dei musicisti del suo tempo, però rispettando l'elemento originario più dei colleghi, che spesso trasformavano i "rustici" canti popolari in pagine tradizionali di colore vagamente esotico, così stravolgendo il loro vero significato. Seghizzi nelle sue rielaborazioni corali, anche se la sviluppò, non modificò mai la caratteristica struttura a più voci sovrapposte della villotta friulana, e si limitò a riunirne assieme più d'una cercando di saldare in un tutto unitario i motivi e la tonalità. Un esempio superbo può fornircelo Gotis de rosade, che riprende la Suite di villotte composta negli anni di Wagna ampliandone la struttura a tre voci ma mantenendo inalterata l'articolazione o riginale. In questa e le altre suite di villotte, spesso costituite da versi del poeta friulano Tite de Sandri, Seghizzi illustra quadretti di vita paesana. Protagonisti sono i temi della fugacità del tempo, l'amore, la nostalgia, il conflitto gene razionale, temi che col passar degli anni lasciarono sempre maggiore spazio alla amara consapevolezza dell'approssimarsi della morte e della vanità dell'esperienza terrena, riconducibili anche alla sensazione del Maestro della perdita di un mondo rurale e domestico ormai irrimediabilmente destinato a perire di fronte all'avanzare del progresso.


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