Recensione

di Federico Martinoni


"Luce Virtuale" by William Gibson (Urania n.1285)

Titolo originale: "Virtual Light"

Edito da Arnoldo Mondadori Editore, 1996, Milano.

300 pagine - 5.900 lire

William Gibson non ha bisogno di presentazioni. E' l'autore di libri come "Giù nel ciberspazio", "Monna Lisa Cyberpunk", "La macchina della realtà" e di "Neuromante", che gli é valso il riconoscimento universale di padre della letteratura cyberpunk.

Questo libro si presenta come un racconto di fantascienza; in realtà non é così: si tratta più che altro di un thriller, ambientato nel futuro prossimo, in cui la tecnologia é avanzata ma la vita non si differenzia molto da quella odierna.

Tutta la storia si basa su di un furto: una ragazza-corriere (l'equivalente di un pony-express dei giorni nostri...) ruba un paio di occhiali a luce virtuale, che permettono di vedere una realtà inesistente; da qui nascono una serie di avventure che coinvolgono la ragazza, la polizia, agenti di sicurezza privati e anche normali cittadini.

Lo stile é tipico di Gibson: c'é un rapido alternarsi di piani narrativi, nuovi personaggi che spuntano ad ogni pagina, un continuo susseguirsi di vicende più o meno scontate... Tutto questo dinamismo del racconto crea un pò di confusione, specialmente all'inizio, quando si fa quasi fatica a capire cosa sta succedendo e che direzione cerca di prendere la storia. Solo dopo almeno i due terzi del libro inizia ad essere chiaro ciò che avviene; come d'altro canto si conviene ai migliori gialli... Ma il finale non é all'altezza.

=> Un libro che farà felici gli amanti dei gialli, ma lascerà delusi gli affezionati della fantascienza.


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