PSICOANALISI IN FAMIGLIA : " ANNA E SIGMUND FREUD".

di Ingrid Valle

"La psicoanalisi, è vero, non può vantarsi di non essersi mai occupata di inezie. Al contrario, la sua materia di osservazione è costituita abitualmente da quei fatti poco appariscenti che le altre scienze mettono da parte come insignificanti : dai rimasugli, per così dire, del mondo dei fenomeni". (Freud,Introduzione alla psicoanalisi,Lezione 2)

Introduzione

Anna Freud, nata a Vienna nel 1895, fu l'unica della famiglia a continuare la tradizione scientifica del fondatore della psicoanalisi. Anna, dopo aver terminato gli studi magistrali, entrò nel 1922, a far parte della società Psicoanalitica di Vienna; si dedicò alla psicoanalisi infantile, settore considerato molto importante, in quanto l'analisi del bambino può chiarire alcuni problemi psicologici che l'indagine analitica dell'adulto non è, da sola, in grado di evidenziare.

Nel 1937 assieme a Dorothy Burlingham, organizzò a Vienna il primo asilo per bambini poveri sempre con una conduzione psicoanalitica. Nel 1938, dovette trasferirsi a Londra con il padre (mal sopportato dal regime nazista), per questioni politiche e durante la seconda guerra mondiale, dopo la morte del padre, organizzò la Hampstead Child-Therapy Course e la Hampstead Child-Therapy Clinic, in cui si offrivano prestazioni terapeutiche per bambini e adolescenti

Il suo libro più teorico fu "L'Io e i meccanismi di difesa" del 1936 e ricordiamo anche "La valutazione della normalità nell'infanzia" che riguarda, in parte, il problema dell'analisi infantile. Anna morì a Londra nel 1982.

Un rapporto difficile col padre

Tra Anna e il padre Sigmund vi è un legame inscindibile, oltre ad essere padre e figlia li accomuna l'interesse viscerale per la psicoanalisi. Fin dall'adolescenza Anna è desiderosa di occuparsi del padre ed è anche la prima persona a scoprire la verità sulla malattia di Freud. Anna occupa un posto speciale nella vita del padre, nonostante lui ami anche gli altri figli, il rapporto con Anna risulta unico, caratterizzato da consigli e discorsi a sfondo psicoanalitico; Anna è per Freud "la cara e unica figlia".

Nel periodo adolescenziale, oltre che di problemi di salute, Anna soffre anche di accessi autodenigratori a causa della sorella Sophie che nel 1912 è in procinto di sposarsi.

L'imminente matrimonio di Sophie suscita in Anna contrastanti emozioni di cui non riesce a spiegarsi la causa; da un lato vorrebbe assistere al matrimonio della sorella e dall'altro preferisce restare lontano. Questa situazione psicologica che Anna sta vivendo, porta Freud alla conclusione che i vari disturbi fisiologici di cui Anna risente sono, comunque, di natura psicologica, dovuti ai sentimenti di gelosia nei confronti di Sophie, del suo matrimonio e del suo futuro marito, Max Halberstadt.

Freud le sta vicino e le parla da padre dicendole di essere forte e pronta a qualsiasi evenienza, la invita a crescere ma per lui rimane sempre la sua "piccola". Nel marzo 1913 Anna e il padre si concedono una breve vacanza a Venezia; Anna è immensamente felice proprio perché ha modo di stare da sola con il padre, di averlo tutto per sé.

Nel 1912, Anna ha ormai diciannove anni, ma Freud la chiama ancora "la mia bambina"; il motivo ora è un altro, intende proteggerla dal corteggiamento amoroso del dottor Jones (amico e futuro biografo di Freud, autore di "Vita e opere" di Freud), che ha serie intenzioni nei suoi confronti. Ritiene, infatti, che Anna non debba prendere decisioni importanti proprio perché non ha mai ricevuto proposte di matrimonio ed è sempre vissuta in stretto contatto con i genitori.

Freud pone, pertanto,delle obiezioni a riguardo, dicendo che è il caso di aspettare almeno cinque anni prima di sposarsi, e, comunque, afferma che Jones ha ormai trentacinque anni e quindi è troppo anziano per lei. Freud è molto protettivo nei confronti della figlia e arriva addirittura al punto di scrivere al dottor Jones, scoraggiandolo in ogni modo circa il suo intento di sposarsi con Anna. In questa lettera oltre ad affermare che Anna ha un buon carattere, è colta e intelligente, scrive che non è ancora pronta per il matrimonio, è molto lontana dai desideri sessuali.

Dietro questa affermazione si cela qualcosa di ben più profondo e significativo, ovvero il desiderio inconscio di un padre che non vuole vedere donna la sua bambina.

Non è possibile pensare che Anna, ormai donna, non abbia alcun tipo di desiderio sessuale e Sigmund, essendo psicanalista, sa bene che è proprio così. A questo punto ci rendiamo conto di trovarci davanti ad un evidente caso di complesso edipico, ed è paradossale che il padre della psicoanalisi, probabilmente finga di non accorgersene.

Intanto Anna continua a crescere, termina gli studi magistrali e diventerà un'insegnante. Sempre più interessata e affascinata dagli studi psicoanalitici, legge ovviamente le opere del padre e ne rimane particolarmente colpita e interessata, il suo futuro è la psicoanalisi.

Il suo più grande desiderio è diventare psicoanalista come il padre, in modo tale da essergli ancora più vicina, e seguirlo anche nella sua carriera.

Mentre assiste ad alcune lezioni di Freud sulle nevrosi, rimane colpita da Helene Deutsch, un'affermata psicoanalista e pertanto comunica a casa la decisione di intraprendere gli studi di medicina, ma Freud la dissuade dall'intenzione di diventare medico. Successivamente accompagna il padre ai congressi scientifici e partecipa a molte conferenze di psicoanalisi. Il loro rapporto diventa sempre più intimo, infatti Anna racconta al padre i suoi sogni più interessanti e il padre glieli interpreta.

Anna riferisce al padre due sogni in particolare, due incubi: uno in cui diviene cieca e l'altro in cui difende una fattoria di cui è proprietaria assieme al padre, ma nello sguainare la sciabola, che risulta spezzata, ella prova vergogna di fronte al nemico.

Nel 1920 scrive da Berlino una lettera al padre, in cui manifesta i suoi sentimenti di colpa riguardo al fatto di aver lasciato il posto di insegnante e di essere diventata psicoanalista.

Inizia, così, ad analizzare alcuni pazienti e nella primavera del 1922 scrive un articolo di psicoanalisi che spera di presentare nel momento in cui entrerà a far parte della società Psicoanalitica di Vienna, naturalmente appoggiata dal padre che riesce ad inserirla nelle riunioni di psicoanalisi tenute dai suoi amici più intimi. Anna inizia il suo lavoro di psicoanalista con i nipoti Ernst e Heinle, gli orfani di sua sorella Sophie. Ernst si confida con Anna a proposito dei suoi problemi, come la paura del buio o la masturbazione, dietro cui si nascondono problemi di tipo psicologico.

Dopo aver presentato finalmente una relazione sulle fantasie di bambini percossi, con l'aiuto e l'appoggio del padre diviene membro effettivo della società Psicoanalitica di Vienna.

Per quanto riguarda la sfera sentimentale Anna sente il desiderio di instaurare amicizie femminili come quella con Lou Andreas Salomè, con la quale ha realizzato, appunto, l'opera che tratta del maltrattamento dei bambini. Ricordiamo a questo proposito che Lou Andreas Salomè, chiamata Frau Lou, è una donna audace ed appassionata di cui Freud ammira il carattere sereno ed estroverso. E' molto amica di Sigmund ed ha frequentato personalità come Rilke e Nietzsche, ed è fortemente attratta dalla psicoanalisi.

Successivamente, lungo il suo cammino, Lou incontra Sigmund e incomincia a sentire qualcosa di veramente straordinario, ovvero il progredire silenzioso di un forte sentimento che la spinge verso la psicoanalisi permettendole di esprimere i suoi sentimenti con maggior consapevolezza.

Più passa il tempo e più Freud si rende conto che l'indissolubile legame che lo unisce ad Anna le impedisce di maritarsi, proprio perché ha accanto un uomo difficile da eguagliare, sia sul piano professionale che su quello affettivo e ciò può complicarle non poco la vita.

Nonostante Freud sia un uomo di scienza, rimane affascinato dagli studi di telepatia: fa partecipe di questi anche Anna; ciò le dà la possibilità di considerare i sogni profetici e le comunicazioni a distanza come un'attività dell'inconscio; poi Freud torna a dichiararsi molto scettico sul problema. Successivamente Freud rende noto di essere particolarmente interessato a questi studi e di essersi precedentemente trattenuto circa le sue opinioni in merito, solo al fine di proteggere la psicoanalisi da qualsiasi legame con l'occultismo.

Aspetti del pensiero di Anna Freud

Nei suoi primi studi Anna rivolge un particolare interesse alla psicologia dell'Io, di cui diremo più avanti, e dal punto di vista terapeutico, teorizza ed applica il trattamento psicoanalitico infantile.

La psicoanalisi infantile suscita molti dibattiti in quanto si ritiene, per lo più, che l'analisi del bambino sia opportuna soltanto in casi di reale nevrosi infantile.

Il problema è che la decisione di sottoporsi all'analisi non parte mai dal bambino, ma sempre dai genitori o da chi gli sta vicino. Anna è dell'idea che sia necessario un periodo preliminare all'analisi vera e propria, volto a rendere il bambino "analizzabile" ovvero pronto a "scontrarsi" con se stesso e con i propri conflitti interiori.

Una tecnica terapeutica spesso usata è quella basata sui sogni proprio perché i bambini hanno la capacità di "razionalizzare" i sogni, mentre il ricorso alle libere associazioni è attuabile solo in alcune circostanze, poiché il bambino rifiuta di operare la sospensione del pensiero cosciente, non comprendendone le finalità terapeutiche. L'ideale di Anna Freud è uno sviluppo armonico, dove siano minimizzati i conflitti tra mondo esterno e mondo interno e delle istanze psichiche tra di loro. Nell'analisi infantile, accanto all'interpretazione dei sogni veri e propri, assume un ruolo importante la fantasia del bambino; molti bambini sono dei grandi sognatori ad occhi aperti.

Il tipo più semplice di fantasticheria è vista come reazione a un avvenimento della giornata, un secondo tipo di fantasticheria, più complicata, è quello a continuazione. Seguendo "a puntate" le loro fantasticherie è possibile pervenire alla situazione interna in atto nel bambino. Un altro ausilio tecnico, accanto all'interpretazione dei sogni e alle fantasticherie, è il disegno in cui il bambino esprime ciò che ha dentro di sé, le sue paure emozionali.

Ma ritornando al discorso sulle fantasticherie diremo che a questo proposito Anna è d'accordo con suo padre riguardo all'importanza che assumono le fantasticherie nell'analisi infantile.

Il rapporto che la psicoanalisi infantile deve intrattenere con la pedagogia, comprende la critica dei metodi educativi in atto, l'ampliamento della conoscenza dell'uomo, l'approfondimento dei rapporti tra bambini ed adulti.

A livello di terapia la psicoanalisi deve mirare a riparare i danni provocati nel bambino nel corso del processo educativo. A tutto ciò si lega il suo interesse per l'Io e i suoi meccanismi di difesa. Per comprendere meglio il ruolo dell'Io, descriverò brevemente lo schema della personalità secondo Freud in cui entrano in gioco le istanze della psiche:

l'Es che è il polo della pulsionalità è costituito da tutti i nostri istinti e impulsi irrefrenabili che nel momento in cui si scontrano con la realtà esterna sono "controllati" per così dire dall'Io che ha un difficilissimo compito, ovvero quello di trovare un giusto equilibrio tra Es, Super-Io e realtà esterna.

Il Super-Io è costituito dall'interiorizzazione delle regole genitoriali e poi sociali, potremmo dire, abbia una funzione "censoria", e che sia la nostra coscienza morale inconscia; si tratta, pertanto, di rendere più accessibile il Super-Io svelando l'origine delle cariche aggressive che esso sprigiona. Anna ritiene che capendo i meccanismi delle difese dell'Io riusciamo meglio a comprendere i contenuti dell'Es.

Tornando al bambino Anna pensa che una situazione pericolosa sia quella in cui elementi della vita reale, entrano in contatto con situazioni o oggetti negativi introiettati nei primi anni di vita, in questo caso si può cadere in una situazione patologica.

Molto più infausta è la prognosi nei casi in cui i meccanismi di difesa, come ad esempio la proiezione e la introiezione, siano insorti contro l'eccesso delle richieste pulsionali senza l'intervento di alcuna mediazione da parte del Super-Io. In tale situazione non resta che allearsi, a livello terapeutico, con l'Io del paziente cercando in ogni modo di portare a livello cosciente i contenuti dell'Es, senza eliminare le difese dell'Io. Anna ritiene che la costruzione di una completa mappa evolutiva dei meccanismi di difesa, sia un contributo fondamentale per comprendere la psicopatologia dell'adulto.

E' il 1926 e le condizioni di Freud mostrano alti e bassi, egli spera comunque di continuare il suo lavoro, anche dopo le operazioni alla gola avvenute nel 1923; ma appena nel gennaio del 1924 riprende a rivedere i suoi pazienti tra cui una particolarissima: Anna, con tutto ciò che ne consegue. I due, ormai diventati inseparabili sia sul piano intellettuale che su quello affettivo, rimarranno uniti fino alla fine.

BIBLIOGRAFIA

FREUD, A. , Il trattamento psicoanalitico dei bambini , Boringhieri, 1926.
GAY, P. , Freud , Bompiani, 1988.
VEGGETTI FINZI, S., Storia della psicoanalisi, Mondadori, 1986.
VEGGETTI FINZI, S., Psicoanalisi al femminile, Laterza, 1983.


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