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L’idea di analizzare il film di Scorsese è nata
dall’interesse che ha suscitato in me il titolo del film.
Pensare all’ultima tentazione di Cristo come un
qualcosa di definitivo mi faceva pensare ad una rilettura ironica del titolo
stesso.
Vedevo in pratica l’impossibilità dell’uomo di
credere che Cristo potesse essere stato
messo alla prova in più di una occasione e che vi fosse stata un’ultima volta
in cui egli fosse stato tentato.
Le tentazioni a cui è stato sottoposto Cristo si ripercuotono quotidianamente
sugli uomini. Cristo rimarrà anche quando non ci saremo più e le prove alle
quali è stato sottoposto si ripresenteranno nuovamente agli uomini che
verranno. Cristo non è stato tentato, bensì è tentato giorno dopo giorno per
chi si avvicina a lui.
Esiste una coerenza superficiale con il testo sacro
ma se proviamo ad avventurarci in una lettura psicologica del Gesù-uomo, come
ha voluto lasciare intendere Scorsese, l’attualizzazione segnala piuttosto una
difficoltà di fondo a comprendere l’antropologia biblica; un’antropologia
in cui non c’è esasperazione manichea nella contrapposizione fra uomo e la
sua spiritualità: il Dio biblico è un Dio che visita spirito e corpo e li
salva entrambi.([1]bibbia
e cinema pp. 54-55)
[1] A. Bourlot, dall’attualizzazione allo scandalo, in AA.VV., Bibbia e cinema, Milano, CA, 1998, p, 54-55.